Il 2019 ha fatto segnare un positivo record: il 75% dell’energia elettrica prodotta nel mondo si è originata da fonti rinnovabili. I dati, diffusi dalla International Renewable Energy Agency, ha evidenziato che ⅓ del fabbisogno energetico mondiale è stato offerto da impianti fotovoltaici, eolici, geotermici ed elettrici. Inoltre, nel 2019 si è registrato il decremento nell’uso di impianti che usano combustibili fossili in Europa e negli Stati Uniti, dove gli impianti chiusi hanno superato quelli di nuova costruzione. Africa, Medio Oriente e Asia hanno fatto registrare un aumento degli impianti a gas e a carbone, con il Medio Oriente che presenta la metà del fabbisogno petrolifero mondiale, con appena il 26% di produzione energetica derivante da fonti rinnovabili nel 2019. Ammonta a 3 miliardi di dollari la cifra investita per le energie rinnovabili a livello mondiale, anche se si prevede che gli investimenti annuali entro il 2030 debbano essere raddoppiati se i paesi intendono affrontare in modo adeguato la questione dei cambiamenti climatici. 

La previsione è confermata anche da Francesco La Camera, Direttore di Irena, l’Agenzia Internazionale per le energie rinnovabili che, seppur sottolineando come il cammino intrapreso sia positivo, crede sia necessario fare molto di più, “perché l’energia globale si collochi su un percorso di sviluppo sostenibile e di moderazione di impatto climatico”, riferisce il giornalista Alessio Del Vecchio. Pertanto, le risorse economiche che i governi stanno mettendo a disposizione in questo tempo di pandemia da COVID – 19 dovrebbero essere orientate all’ecosostenibilità e non al supporto di impianti a combustibili fossili. Infatti, sempre Francesco La Camera, Direttore di Irena, sottolinea questo aspetto e, a tal proposito, afferma: “Nel rispondere alla crisi di oggi, i governi potrebbero aver la tentazione di concentrarsi su soluzioni di breve termine. Le distinzioni tra sfide di breve, medio e lungo termine può essere ingannevole. La pandemia mostra che agire in ritardo porta a significative conseguenze economiche”. 

Il diffondersi ed il protrarsi della pandemia da COVID – 19 (https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/) ha colpito inevitabilmente il mercato del petrolio, in forte crisi al momento, come conseguenza del confinamento forzato e dell’applicazione delle misure di sicurezza, scatendando inoltre un’aspra competizione di prezzi tra Arabia Saudita, Russia e America. La Camera, dunque, afferma che “le energie rinnovabili sono una fonte conveniente di nuova energia che isola i mercati e i consumatori dalla volatilità”. Dai dati registrati è, poi, emerso come l’energia eolica e gli impianti fotovoltaici siano le forme di energia in grado di abbattere i costi, poiché le più economiche. 

I NUMERI A LIVELLO MONDIALE

Nonostante i grandi vantaggi registrati da queste risorse energetiche rinnovabili, i dati diffusi da Irena hanno evidenziato che l’aumento del fabbisogno energetico ottenuto da fonti rinnovabili è un po’ calato nel 2019, passando da 179 GW a 176 GW, anche se contemporaneamente è sceso anche l’uso di energia ricavata dai combustibili fossili. Inoltre, dai dati diffusi è stato possibile notare come la produzione di energia sostenibile a livello mondiale  sia cresciuto del 7,6%. In particolare, sono stati installati nuovi impianti solari, in grado di fornire il 55% del fabbisogno energetico; l’Asia, in particolar modo con Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Vietnam, è il continente che ha fatto registrare il maggior numero di installazioni di impianti ad energia solare. Anche Stati Uniti, Australia, Germania, Spagna e Ucraina hanno fatto registrare importanti passi in avanti per l’installazione di impianti solari – vedi Latoken. Infine, ancora Cina e USA hanno evidenziato un importante uso dell’energia eolica (il 34% del fabbisogno energetico totale della popolazione), mentre altre fonti ecosostenibili (settori dell’idroelettrico, biomasse, geotermico e dell’energia pelagica) sono ancora in via di sviluppo, facendo registrare un incremento più contenuto.